martedì 9 gennaio 2018

Poesie di G. Pascoli

G. Pascoli, Il lampo, da Myricae (1891), sez Tristezze IX

E cielo e terra si mostrò qual era:

la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.


G. Pascoli, Il tuono, da Myricae (1891), sez Tristezze X

E nella notte nera come il nulla,

a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì, di madre, e il moto di una culla.


G. Pascoli, Nebbia, da Canti di Castelvecchio (1907) Myricae (1891), sez Canti di Castelvecchio

Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
      su l’alba,
da’ lampi notturni e da’ crolli
      d’aeree frane!

Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch’è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
     dell’orto,
la mura ch’ha piene le crepe
      di valerïane.

Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
      soltanto,
che dànno i soavi lor mieli
      pel nero mio pane.

Nascondi le cose lontane
che vogliono ch’ami e che vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
      di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
      don don di campane...

Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch’io veda il cipresso
      là, solo,
qui, solo quest’orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.